ora non sono più..
così lasciai
il credo
ingiallito
umido
il dito
volta la pagina
pagine vuote
ora non sono più..
fui sono sarò
ma ora
il tempo
ha gambe agili e veloci
mi giunge alle spalle
sbattendomi a terra
più sono
non ora
ora non sono più..
così lasciai
il credo
ingiallito
umido
il dito
volta la pagina
pagine vuote
ora non sono più..
fui sono sarò
ma ora
il tempo
ha gambe agili e veloci
mi giunge alle spalle
sbattendomi a terra
più sono
non ora
mi guardi
senza pensiero
vuota
la domanda
nel vuoto
scivola
l'acqua
e il ponte della vita si
fa stretto
un bimbo corre
ne leggo
il sorriso
lontano
il mare
bramoso
e avido
di terra
ora che il tempo
incombe
gravoso
il peso
le mie ossa
riposano stanche
e il vetro limpido del giorno
si apre
al vento dormiente
tutto fu
come se fosse ancora.......
Ernesto
considerò
che la casa
avesse
solide fondamenta.....
si aggrappò alla falce
di luna
sangue rosso
dalle mani imprudenti.....
all'alba
un passero
al vetro....
nel silenzio di una notte
appena coricata
il raggio di luce
destò l'occhio
Ernesto comprese
e lasciò
andare
come diga
senz'acqua
triste
nel silenzio
della valle.
sonnecchia leggero
impavido
il tempo
scorre
il caffè
gorgoglia
e il balcone si apre
l'immenso del giorno
mi appare
svogliato
accarezzo
il fondo del bicchiere
traliccio abbandonato
nell'umida campagna
stavo pensando....
stavo leggendo....
ma non ero
perchè la luce
perpetuava
l'onda di trasmissione
quanto mi piace
non è più....
e le cose
non appaiono
simili
a una tavola perfettamente
addobbata e preparata...
il matrimonio si sa....
non è...
se non compare l'altra ombra..
così calo dalla scala
il pacco dei miei panni
e mi sposto....
salendo
verso il tetto
le guglie appaiono sinuose e i profili arditi...
sono ombre proiettate
nel viola sconnesso asfaltato
rimando l'appuntamento?
Oscar, lui il barbiere
affila lento il rasoio del tempo
scostante
il capello si ritira
e l'acqua scorre irritante
alla base del collo
tutto appare come sempre
come sempre non è
già tutto è passato
mi infilo
nel buio...
acqua poi non vidi più...
se non quella di una solitaria e responsabile lacrima
a tratti lenta a tratti rapida
solca il monte delle mie gote
terra e mare
nubi e sole
solitari e sbiancati di pallida deformante luce
sembrava mi rovesciassero addosso
miti silenzi e prestigiosi diamanti
oro non voglio più
ho desiderio
di altisonanti labiali
silenziosi....
acerbi....
aspri.....
non mi importa del cartello "vendesi"
la mia anima
è un quadrilocale ampio e spazioso
ci puoi vedere da li
l'infinitamente piccolo
e scorgere
le maestose vette dell "ora o mai più"
consolato chiudo la porta
forse questa notte
il catenaccio non servirà
tutto quanto è già...prima....
un albero
si inchinò lentamente
fino a toccare con il ramo
l'acqua brillante del rivo
non escluderei
diceva frastornato il mediocre
che il tempo sia di per sè un'invenzione
sudava al sole steso su di un lenzuolo opaco
le mani aperte al cielo e le tempie battevano veloci
l'ansia di perdere sovrastava la tensione della gara
eppure nella vecchia scatola
il mediocre teneva al buio alcune
frivole lettere
erano tempi bui
erano tempi lunghi
il monte
illuminato dalla luna di ghiaccio
come tela dipinta
appeso alla parete della lurida casa
del vecchio pompiere
il cui sonno pesante
partoriva sogni leggeri...
queste e altre visioni
nella mente
pervasa di respiri
intensi..........
eppure
nel sonno
una foglia planava
delicata
sulla terra di creta.
il gelo
dissolve
il canto....
una nota
sola
esprimerebbe
la tensione
qui clivi e pendii...
questo mi
rimane
nella mano
bianca d'età
morta di vita